Un passato nel settore giovanile del Milan, con in bacheca un Viareggio, e ora il timone del centrocampo giallonero.
Abbiamo incontrato Eugenio Nicoletti, rosatese di Cusinati e in forza al Calcio Rosà dalla stagione scorsa 2016/17, centrocampista di grande talento ed esperienza che si è messo con grande disponibilità a disposizione della truppa di mister Destro con lo scopo, tra l’altro, di far crescere i tanti giovani della rosa.
Quando hai iniziato a giocare a calcio e chi ti ha avvicinato a questo mondo?
Ho iniziato a giocare a 6 anni accompagnato al campo da mio padre a Montebelluna una domenica. Ero in borghese e come sono entrato mi hanno messo subito in porta!
Qual è stato il tuo percorso nel mondo del Calcio che ti ha portato a Rosà?
Il mio percorso è stato lungo. Fino ai 14 anni sono stato a Montebelluna dove ho fatto tutta la trafila delle giovanili fino ai giovanissimi. Sono quindi passato al Milan dove ho fatto gli allievi e due anni di Primavera con cui nel 1999 abbiamo vinto il Torneo di Viareggio. Ho iniziato poi a girovagare per varie squadre di serie C: Brescello, Fiorenzuola, Poggese, Sassuolo. Quindi 10 anni di serie D (trai quali anche Arzachena (Sardegna) avvicinandomi infine, complice l’arrivo di tre bimbi, a casa: Sacile, Sandonà, Quinto, Montebelluna. Questo è il percorso che mi ha fatto arrivare a Rosà.
Cosa pensi della situazione del calcio in Italia e della gestione dei settori giovanili?
La situazione del calcio in Italia non è dei più felici. Non andiamo ai mondiali e questo fa riflettere. La nazionale è l’emblema dei calciatori italiani e adesso ce se sono pochi e, con tutto rispetto, quelli che ci sono non sono all’altezza di rappresentare l’Italia. Si sono persi di vista i settori giovanili, tutto il sistema non sta funzionando molto bene, anche in relazione alle varie squadre nazionali. Penso che sia necessario ripartire al più presto da zero, soprattutto dai settori giovanili che vanno curati nel migliore dei modi per poter dare frutti. Da questo punto di vista il Calcio Rosà è una buona rappresentazione di come si può fare: più della metà della rosa della prima squadra proviene dal settore giovanile giallonero e questa deve essere una grande soddisfazione per la società.
Il Calcio è ancora un percorso educativo/formativo da consigliare ai bambini?
Nonostante tutto penso che il calcio sia ancora uno strumento importante sotto il profilo educativo e formativo. Intanto è uno sport di squadra che insegna al bambino a stare con gli altri seguendo delle regole. Da questo punto di vista ho appreso questa mentalità negli anni imparando ad esempio a seguire una alimentazione corretta, a tenere un comportamento consono all’attività agonistica, a fare gruppo con i compagni di squadra. Il calcio per me è lo sport migliore al mondo, non perché lo pratico io o perché è lo sport nazionale, ma perché è uno sport che ti educa a stare in mezzo alla gente nel rispetto delle regole.
Come vedi la tua squadra nel campionato in corso?
A Rosà mi trovo molto bene, i ragazzi sono eccezionali è un gruppo molto affiatato. Il girone di ritorno che abbiamo iniziato sarà molto duro, come ogni anno del resto. Siamo coscienti però di avere le carte in regola per poter dire la nostra. E’ chiaro che dovremo affrontare ogni partita come se fosse l’ultima, sempre concentrati senza mollare mai. Sono fiducioso perché penso che alla fine il lavoro ripaga sempre e noi lavoriamo bene con il mister e tutto lo staff che ci segue, con la società sempre presente: tutti elementi importanti per esprimerci al meglio ed arrivare a centrare gli obiettivi.